«Emarginare e immaginare»: un progetto del Liceo «Frisi»

«Emarginare e immaginare»: un progetto del Liceo «Frisi»

Data :

28 febbraio 2019

Municipium

Descrizione

Studenti del Liceo «Frisi» in Comune. Martedì 26 febbraio il Sindaco Dario Allevi ha incontrato una quindicina di ragazze e ragazzi che hanno partecipato al progetto «Emarginare e immaginare»: un percorso di alternanza scuola lavoro («PON - Potenziamento Percorsi di Alternanza») che li ha portati a entrare in contatto con il «mondo» del carcere.

Oltre i pregiudizi e i preconcetti. «Martedì sono stato intervistato da alcuni “giornalisti” particolari, gli studenti del Liceo “Frisi”, ha commentato il Sindaco Dario Allevi. Per alcune settimane gli studenti sono entrati nella Casa circondariale e si sono confrontati con i detenuti. Obiettivo del progetto era far scoprire agli studenti come il carcere è un ambiente che presenta delle difficoltà, ma può essere anche un luogo dove si creano e si sviluppano relazioni e conoscenze, rompendo in questo modo facili pregiudizi e preconcetti. Una realtà con la quale dobbiamo dialogare perché il carcere è un piccolo Comune, il cinquantaseiesimo Comune della Provincia di Monza e Brianza».

Un protocollo per il reinserimento. Al centro dell’intervista il Protocollo d’intesa sulla «Promozione del reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti, adulti e minorenni, degli ex detenuti e delle persone in esecuzione penale esterna» firmato dal Comune di Monza insieme a una ventina di enti territoriali nel maggio del 2018. Un documento che nasce con lo scopo di promuovere e sviluppare progetti e percorsi per favorire il reinserimento sociale del detenuto.

Fiducia, la parola chiave. «Con i ragazzi – sottolinea il Sindaco - abbiamo discusso di come avvicinare l’”universo carcere” alla realtà che c’è “fuori” e abbiamo parlato del protocollo che favorisce l’inserimento lavorativo dei detenuti firmato un anno fa dal Comune di Monza insieme a oltre venti enti e istituzioni. Dare fiducia è la parola chiave da cui partire per promuovere, nei fatti, il reinserimento sociale dei detenuti e per far parlare i due “mondi”. E, con questo progetto, un po’ di fiducia l’hanno portata in carcere gli studenti del “Frisi”».

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